Nessuno è più unico di altri

Mc 9, 37-42

Giovanni gli disse: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demoni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non è dei nostri». Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c'è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi. Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d'acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa.Se qualcuno fa perdere la fede a una di queste persone semplici che credono in me, sarebbe meglio per lui essere gettato in mare con una grossa pietra legata al collo».

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Siamo abitati dalla presenza di Dio, che scorre dentro di noi come linfa vitale. Se da Dio ci lasciamo staccare dalla rozza pietra dalla quale siamo stati tratti ci lasciamo lavorare, diventiamo come tessere di un meraviglioso mosaico che man mano scorre tra le Sue mani. Solo guardandoci intorno e avvicinandoci agli altri che ci sono prossimi possiamo scoprire cosa siamo e chi siamo. Tutti siamo unici anche se simili, anche se di colore diverso, anche se alcuni sono tessere d’oro, altri di granito e altri ancora di umile pietra. Nessuno può mai esser più unico di altri, far valere le proprie idee, la propria forza o il suo potere sugli altri. Chi segue le parole di Cristo non può lasciare prevale il ragionamento mondano, la logica del mondo... di chi non coglie, nelle parole di Gesù, la vera qualità della vita.

Tutto il cosmo è con noi in cammino verso la meta.

Siamo tutti diversi in questo mondo e persino nella nostra famiglia, ma ritengo fermamente che la diversità sia una ricchezza e una incredibile opportunità. 

Solo se si è diversi è possibile comporre un mosaico!

Anche se non sempre è facile armonizzare le diverse opinioni, come anche le diverse fedi e le diverse culture, ritengo che l’identità di tutti sia preziosa e che vada rispettata. Ma credo pure che ognuno debba avere il coraggio di sapersi mettere in discussione accogliendo la possibilità di cambiare in meglio, nel confronto con l’altro, col diverso da noi. La paura del diverso, dello straniero, dell’altro da sempre ha fatto perdere un’enorme possibilità di conoscenza e di arricchimento. Quanti geni, quanti santi e quanti innovatori sono stati mandati al rogo, nei lager, nella miseria, nell’oblio o al di là di un confine.

Certamente non si può avere un approccio superficiale ai grandi temi del nostro tempo, dai flussi migratori, alla globalizzazione che crea povertà e danni giganteschi soprattutto alle fasce più povere del pianeta e al pianeta stesso. Lo stiamo vivendo in questi tempi difficili di egoismi e di paure, di parole violente, razziste e disumane.

Su questo punto, il Vangelo c’invita a riflettere con serenità.

I guaritori, al tempo di Gesù praticavano alcuni gesti rituali sull’ammalato e parole di esorcismo, perché si riteneva fosse indemoniato. Anticamente tutte le malattie di cui si ignorava l’origine erano attribuite al demonio. Questi guaritori esorcisti invocavano in aiuto i grandi guaritori passati: il re Salomone, uno dei profeti come Elia o Eliseo e, tra i contemporanei del tempo di Gesù, lo stesso Gesù. Così avvenne che uno dei discepoli, come ci racconta il Vangelo, dopo avere visto all’opera uno di questi guaritori che invocava il nome del Signore senza essere un suo discepolo, lo riferisce al Maestro, indispettito e preoccupato. Questo discepolo, però, non si lamenta dicendo a Gesù “non è tuo discepolo”,ma afferma semplicemente “non è dei nostri”.

Ecco che accade ciò che neppure oggi ci aspetteremmo da Gesù. Perfino i grandi concili, papi, vescovi, patriarchi, sinodi, assemblee protestanti e grandi uomini di chiesa hanno mai avuto il coraggio di affermare con chiarezza quello che Gesù ha risposto a quel discepolo., e cioè che lo Spirito di Dio non è di proprietà di nessuno, neppure dei discepoli dello stesso Gesù... e quindi neppure della Chiesa. Dio non guarda chi opera ma chi è nel bisogno, non guarda chi compie il miracolo ma chi ne ha necessità. 

La Chiesa fa parte del Regno di Dio, non ne è il confine e non lo esaurisce!

Se è bene identificarsi e riconoscersi in una religione o in un percorso spirituale, non spetta a nessuno, dice il Vangelo, definire la legittimità di chi è dentro e di chi è fuori. Soprattutto quando parliamo di fede, di spiritualità... di Dio.

I discepoli del Signore siamo chiamati a riconoscerci in uno stesso credo, ad accogliere la visione di Dio che ha mostrato il Cristo, a cercare di mettere in pratica le parole del Vangelo, da dove poniamo dei segni per identificarci come il battesimo e l’eucaristia; ma fare della comunità cristiana una setta che si definisce in termini assoluti e che non riconosce l’azione dello Spirito che non soffia a comando ma dove vuole e quando vuole e su chi vuole significherebbe assumere la mentalità mondana che innalza steccati.

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Noi forse riteniamo che per appartenere al Regno di Dio occorra avere fatto scelte definitive, come se non potessimo mai più ricadere nel peccato e nel tradimento al Signore, di avere assunto un’etica retta ed esemplare da farci subito additare come discepoli di Cristo. Gesù, invece - udite udite – afferma che il solo gesto di offrire un bicchiere d’acqua è degno di ricompensa. Gesù non parla di un aiuto da offrire solo agli altri cristiani, ai discepoli, ma anche (non solo!) a persone che riterremmo lontane da Dio o dalla fede o dalla Chiesa, che non ci aspetteremmo siano nella logica e nel cuore di Dio.

A chi sta parlando il Cristo? Chi sono “le persone semplici”, i piccoli, a cui non far perdere la fede o non scandalizzare? Dal contesto è evidente che questa parola il Signore la indirizza ai discepoli del racconto e a noi cristiani di oggi, a chi crede di poter dare patenti di ortodossia o di eresia, a chi guarda i non credenti o i non cristiani o i non cattolici o i non protestanti o i non ortodossi dall’alto in basso, a chi critica e giudica. I piccoli, “le persone semplici”, possono benissimo essere proprio coloro che stanno ai margini, sono forse coloro che non si sentono di appartenere alla fede, che esprimono perplessità ma che, comunque, sanno offrire un bicchiere d’acqua. 

C’è tanta gente in questo mondo che offre un bicchiere d’acqua “etsi Deus non daretur” (anche se Dio non ci fosse), anche se chi chiede un bicchiere d’acqua non crede o è di una religione diversa o di un’altra cultura. Questo insegnamento di Gesù lo ha accolto anche Ghandi quando affermava: «Se un affamato ti chiede “dov’è Dio?”, dagli del pane e poi rispondigli: “è qui!”». Al di là delle logiche della politica e della geopolitica, se un naufrago che vorresti respingere ti chiede “dov’è Dio?”, tiralo in barca e poi rispondigli: “è qui!”». Gli altri problemi si dovranno sicuramente e seriamente affrontare: ma prima fai il cristiano... il resto si vedrà!

Tutto il cosmo è con noi in cammino verso la meta.

Pastore Giuseppe La Torre

Chiasso, 30 settembre 2018