Numeri 14,10

 

Credere è accettare le sfide!

 

1Tutta la comunità d'Israele si mise a gridare, e per tutta la notte continuarono a piangere.2Criticarono Mosè e Aronne e dissero loro: 'Meglio se fossimo morti in Egitto o in questo deserto!3Perché il Signore ci vuol condurre in una terra simile? Moriremo tutti sul campo di battaglia! Le nostre donne e i nostri bambini cadranno nelle mani dei nemici. È meglio tornare in Egitto!'.
4Poi dissero l'uno all'altro: 'Nominiamo un nuovo capo e ritorniamo in Egitto!'.
5Mosè e Aronne si gettarono a terra davanti all'assemblea della comunità d'Israele in segno di disperazione.6Due tra gli uomini che avevano preso parte all'esplorazione, Giosuè, figlio di Nun, e Caleb, figlio di Iefunne, si strapparono i vestiti7e dissero al popolo: 'Il territorio percorso in lungo e in largo durante la nostra esplorazione è davvero una bella terra.8È una terra dove scorre latte e miele. Basta che il Signore sia a noi favorevole: ci condurrà in essa e ce la darà in possesso.9Non ribellatevi al Signore! Non dovete aver paura degli abitanti di quel territorio: li mangeremo vivi! Gli dèi che li proteggono, li hanno abbandonati; invece il Signore è con noi. Non devono farvi paura!'.
10Tutto il popolo stava già per tirar sassi contro i due, per ucciderli, quando il Signore manifestò d'improvviso la sua presenza agli occhi degli Israeliti sulla tenda dell'incontro.

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Vivere non è facile...  a vivere si impara !

Conoscerete il famoso aforisma di Oscar Wilde: «Vivere è la cosa più rara al mondo. La maggior parte della gente esiste, e nulla più !»

La Bibbia ci narra il lungo peregrinare del popolo di Israele nel deserto, simbolo del tortuoso cammino della vita e del travagliato percorso del cammino della fede che conduce dalla schiavitù alla libertà… da tutte le schiavitù e a ritrovarsi nell'altro dopo essersi liberati da se stessi!!

… E tutto questo s'impara !

Nessun altro metodo, forse, dà maggiore motivazioni nel riprendere un faticoso cammino che quello di avere una caparra, un anticipo, un sorso del bene desiderato e faticosamente perseguito.

Più grande è il desiderio, più saremo forti per resistere alla tentazione di desistere… di tornare indietro alla deprimente passata schiavitù.

Il popolo di Israele aveva lasciato l'impero della morte, l'Egitto, luogo di schiavitù, luogo in cui venivano mortificati i sogni primogeniti, gli ardori appena nati; luogo dove poeti e sognatori non avevano né spazio né tempo, stritolati dalla ruota dell'efficienza e della produttività...  come in tutte le società dove poeti e sognatori, artisti e filosofi sono considerati strana gente, ma soprattutto...  gente inutile!! (anche sui pastori serpeggia questa idea!)...  

Il popolo di Israele vagava e arrancava faticosamente nell'arido deserto perché aveva un sogno davanti: la terra dai succulenti grappoli d'uva, dagli enormi melograni e dove scorreva latte e miele. Oh sì! Ne valeva la pena sopportare il vuoto deserto della morte per raggiungere quella terra di vita!

Ma per raggiungere la vita non basta semplicemente fuggire dalla morte.

La vita non è semplicemente l'assenza di morte...  La vita è soprattutto una sfida accettata e...  vinta!

Questa sfida è simbolizzata,  nel nostro racconto, dalla richiesta di Dio  di inviare degli "esploratori” che andassero a spiare, a fare delle ricerche nella terra promessa e che portassero al popolo qualcosa di questo sogno!

Ed essi vanno, ritornano...  e raccontano. Le loro parole suscitano un dibattito che porta ad una scelta. Raccontano di un paese “bello, straordinariamente bello”, un paese ricco e rigoglioso “dove scorre latte e miele”. Essi raccontano di quella terra mostrandone e facendo assaggiare un po’ dei sui frutti straordinari! Man mano che scorrono le parole, però, il racconto si fa più preoccupante, perché mostra anche le difficoltà che si dovranno affrontare per varcare i confini e per abitare quel paese che ora è abitato da giganti...  e che divora i suoi abitanti!

La vita è bella, sì! Ma bisogna conquistarla affrontando le forze di morte che la contrastano e la minacciano… e la “divorano”!

La chiamata alla vita, come la chiamata alla fede, è una chiamata alle armi! Come ogni sfida, che comporta sempre del rischio, anche questa richiede un atteggiamento combattivo, vigile in faccia alle forze di morte.

Ecco che si aprono davanti a noi due vie. C'è il cammino combattivo della “felicità” della terra di Dio e c'è il cammino permissivo della “facilità” della terra della morte, quella di coloro che vogliono convincerci che è meglio tornare indietro. È meglio morire in Egitto,...  è meglio morire con il nostro passato! “È meglio non fare niente”… “Accontentiamoci”, “Cerchiamo di essere pratici”,  “Non cimentiamoci in sfide più grandi delle nostre forze!”.

Tornare in Egitto !!   tornare ad essere mondo !!

Il racconto che abbiamo letto ci narra che ad un certo punto gli esploratori affermano che davanti ai giganti sembravano formiche, e come formiche loro li vedevano.

Noi non dobbiamo cercare la nostra identità nell'immagine che i “giganti” di questo mondo hanno di noi, né pensare che noi siamo formiche solo perché si ergono davanti a noi difficoltà gigantesche. Noi non siamo formiche e i giganti si possono abbattere.

Dio ci guarda con favore. 

Questa è la visione che dobbiamo avere di noi: Gente che come Davide contro Golia  accetta la sfida dei giganti. Coraggio!

Un uomo anziano, ricoverato in un ospedale con le due braccia ingessate e una gamba in tensione, era pur sempre allegro e scherzoso. "Quanto tempo pensate di dover rimanere ancora così immobilizzato?" Gli fu chiesto.
"Soltanto un giorno per volta", rispose con semplicità.

Coraggio, sorridi alla vita che viene e avanza, sempre così ricca di sorprese e di novità. È ancora aperta davanti a te!

Coraggio, sorridi alla speranza che ti canta nel cuore, per spingerti alla ricerca di spazi sconfinati.

Coraggio, sorridi al tuo oggi, così fresco e pulito, per niente corroso dalla pesantezza del tempo né asfissiato dall’immondizia di errori passati.

Coraggio, sorridi ai tentativi che fai per diventare creatura nuova. Ce la farai!

Coraggio, sorridi anche alla pagina del dolore, perché, quando l'avrai completata, voltandola, ne troverai una tutta bianca e sarà l'inizio di una stagione nuova.

Se i marinai pensassero alle tempeste prima di salpare non leverebbero mai l’ancora, ma loro vedono già il porto dove approderanno non cosa c’è in mezzo. Così la fede punta oltre l’orizzonte… al di là di dove lo sguardo arriva, al di là della barricata, al di là delle montagne d’immondizia che soffocano la tua anima. Lì getta il tuo cuore e affidalo a Dio insieme alla tua vita.

AMEN

Pastore Giuseppe La Torre