Rialzate a testa
Luca 21, 25-28.34-36
«Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina.
State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere, e di comparire davanti al Figlio dell’uomo».
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Luca la mette giù dura all’inizio di questo nuovo anno liturgico, in questa prima domenica di avvento in cui ci si prepara alla grande festa in un periodo che dovrebbe essere di raccoglimento, di calma, di gioia di stare in famiglia. In Sicilia, e a Palermo in particolare, c’è una tradizione che la notte dell’Im-macolata, la notte dell’8 dicembre non si dorme: parenti ed amici si riuniscono in un grande cenone e si gioca a carte tutta la notte.
È la notte della spensieratezza e della famiglia.
Nella Svizzera interna, invece, e generalmente nei paesi protestanti, il giorno prima (il 6 dicembre) è la notte di San Nicolao (Babbo Natale) e dei regali ai bambini. In un modo o nell’altro sono i giorni, all’inizio dell’Avvento, per prepararsi alla gioia di qualcosa di più bello e di più festoso, il Natale, per ricordarci che Dio è più vicino di quanto sembri!...
In questo brano, invece, Luca sembra voglia spaventarci con queste visioni apocalittiche da fine del mondo, con fenomeni astronomici strani, maremoti e terremoti…
Eppure… Luca non vuole spaventarci e non parla della fine del mondo. Dice un’altra cosa!
Nessuno dei quattro evangelisti ha scritto il suo Vangelo seduto in poltrona o come eremita in una grotta ispirato dallo Spirito Santo, ma dentro la Storia e nel proprio contesto sociale e comunitario.
Quando l’evangelista Luca scrive, ha presente quello che sta vivendo la sua comunità, che - come tutti - è sconvolta dai grandi eventi dell’Impero, dalle guerre, le lotte di potere, le migrazioni, le carestie e i frequenti terremoti.
Quello che stiamo vivendo noi, in una infinita litania di lamentele, di degrado, di violenza e incomprensione crescente, di problemi mondiali irrisolti, dal clima malato al lavoro che scarseggia, in un tempo in cui le guerre sono riapparse e mietono vittime in vari angoli della terra e la televisione ci mostra continuamente situazioni di decadimento morale, di degrado sociale e tante povere vittime innocenti a causa di tutte le violenze di cui l’essere umano è capace.
Sono ovviamente cose che accadono, non c’è dubbio. Solo che queste ansie ci sono oggi come c’erano quando Luca scriveva, come ci sono sempre state in ogni epoca, in ogni vita. La preoccupazione per il futuro e la frase “dove andremo a finire?” non sono una novità. Anche nel primo secolo dopo Cristo i romani si lamentavano del cambiamento del clima e dei migranti che affluivano a Roma da tutte le parti dell’impero, tanto che per le strade non si udiva quasi più sentire parlare latino.
In questa situazione Luca scrive il suo Vangelo… ma non parla della fine del mondo!
…
Periodicamente succede che la società o la nostra vita subiscano degli scossoni: scosse telluriche o terremoti economici o scombussolamenti emotivi. Tutti stiamo attraversando, chi con minore chi con maggiore apprensione, la crisi economica, l’incertezza geopolitica e l’emergenza migratoria che sta investendo il mondo intero.
Di sconvolgimenti profondi è costellata la storia dell’umanità… ma anche la nostra. Anche la piccola storia di ognuno di noi a volte attraversa piccoli e grandi sconvolgimenti.
Come i terremoti fanno parte della storia geologica del nostro pianeta o quelli economici fanno parte della storia di ogni società, così vi sono avvenimenti, notizie e persone che giungono o finiscono all’improvviso provocando un vero e proprio scossone nella nostra vita.
Alla propria comunità e a noi, l’evangelista Luca voleva dire che come un terremoto colpisce tutti indistintamente, quando si verifica, così anche i credenti affrontano ciò che tutti devono affrontare.
Ma come?... Come?
L’ansia e la preoccupazione per il futuro sono il pane quotidiano di tante famiglie e di tante persone: «come ci vestiremo?... cosa mangeremo?…».
Si ha l’impressione a volte di vivere al sicuro come in un porticciolo, al riparo da onde gigantesche che s’infrangono spaventosi sui frangionde del molo. Ne sentiamo il cupo fragore che penetra minaccioso nelle nostre orecchie e nella nostra anima… e ci chiediamo: «Arriveranno anche qui?»…
Angoscia e paura sono sentimenti dominanti nel nostro tempo e nella vita dell’uomo; sentimenti che stanno alla base in genere dell’ostilità verso ciò che è nuovo e diverso.
Angoscia e paura sono alla base del razzismo, del risentimento verso gli immigrati o gli zingari, che sono lo stereotipo di qualcosa da cui non sai come difenderti, come un’onda minacciosa che si scaglia sui frangionde del molo che ti protegge.
Angoscia e paura sono i segni evidenti della preoccupazione verso i cambiamenti e dell’incertezza di decisioni importanti da prendere.
Che fare?...
In realtà però non ci sono solo questi sentimenti: Ve ne sono anche di gioiosi e fiduciosi… Quali coltiviamo allora? Quale segno premonitore focalizziamo?
Perché tra le cose che ci accadono non ci sono solo porte sbattute in faccia, non ci sono soltanto dei “no”, non ci sono neppure solo guerre e terremoti. Vi sono anche spiragli, ogni tanto riceviamo anche qualche “sì” e vi sono luoghi e momenti di pace.
Mi viene in mente Giuseppe, il padre di Gesù, quando seppe che la sua fidanzata era incinta e non si sapeva bene da chi. Che terremoto nella sua vita, che dura decisione da prendere. Ma lui guardò più alla sua cara Maria che conosceva bene anziché a quello che le era successo. Ascoltò più il suo cuore che le malelingue. Pensò più alla dolcezza di stringere tra le braccia e allevare un bambino che il giudizio della gente e la moralità della religione.
Penso a Maria che come segno di quanto stava accadendo in lei era opera di Dio ebbe la sterile Elisabetta che stava per avere anch’essa un bambino. E penso ai pastori a cui venne annunciato la nascita del Messia tanto atteso e che hanno potuto vedere solo un bambino che dormiva in una mangiatoia. Penso al viaggio dei Magi, alla fine del quale pensavano di dover entrare in un castello e invece entrarono in una stalla.
Dio non è mai dove te lo aspetti, ma è più vicino di quanto sembri!...
Questo è il messaggio che Luca ci vuole lasciare in questo brano evangelico: “Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina”.
…
Aspettarsi solo il peggio non rientra negli insegnamenti del Vangelo.
Luca, simpaticamente, entra in scena all’inizio di questo avvento irridendo il nostro atteggiamento tutto compito, serio, preoccupato, che tanto amiamo indossare. Niente scene di panico, niente sparuti gruppi di fedeli chiusi nelle sacrestie in attesa della fine del mondo. Niente siti apocalittici di devoti ultimi difensori della fede, di criticoni ammantati di invii divini.
È normale che il mondo sia sempre in bilico. È normale che anche noi siamo in bilico su un abisso, in bilico sul caos. La vita è molto più fragile di quanto pensiamo.
Ma davanti a tutti questi eventi - dice Gesù - non lasciamoci prendere dal panico. Alziamo il capo. Perché il tempo gioca a nostro favore. La storia è quella che è. Un insieme di eventi foschi e di meraviglie. L’uomo è quello che è, un miscuglio di fango e Spirito divino. Di cosa ci stupiamo?
Andiamo oltre l’apparenza. Dio è più vicino di quanto sembri!...
Dove altri si chinano nella rassegnazione e affondano la testa nella sabbia per paura di decidere e affrontare situazioni nuove, siamo chiamati a scuoterci dall’ansia e ad aprirci alla speranza… perché Dio è più vicino di quanto sembri!
La nostra vita è come quella di uno che è stato rapito da malfattori. Il riscatto però è già stato pagato… ora è il tempo dell’attesa di essere liberati!
…
Dobbiamo agire, però. Mica restare con le mani in mano. Non bisogna lasciarsi andare ma lavorare, e lavorare sodo. Gesù ci dice anche cosa fare: tenere i cuori leggeri, non lasciare che si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e preoccupazioni.
Evitiamo di caricare la vita, voliamo alto, teniamo il pensiero e l’anima al di sopra del caos. Non sprechiamo il tempo, le emozioni, i pensieri, quel poco che abbiamo, che portiamo nel cuore. Non dissipiamolo. Custodiamo i nostri pensieri, teniamo in mano saldamente il volante della nostra vita sapendo dove orientare la nostra vita. Non cerchiamo di correre o di fermarci, ma di tenerci tranquilli sulla carreggiata.
Non stordiamoci con “ubriachezze”, con illusioni, con eccessivi rumori. Non cediamo alle tante sirene che in ogni modo tentano di venderci la felicità. Restiamo lucidi. La vita porta con sé affanni, preoccupazioni, cose da fare, problemi da risolvere, ovvio. Ma non possono occupare tutto il nostro spazio interiore, non posso avvelenare tutto quello che siamo. E questo lo possiamo fare solo alzando lo sguardo.
Per prepararci al Natale, per fare spazio a Dio, senza giocare con le emozioni sdolcinate ma consapevoli, non dimentichiamo che Cristo continuamente chiede di entrare nella nostra vita. Non nascondiamoci dietro la preoccupazione di un mondo che si sfascia.
È il tempo della pazienza: sotto il peso della neve sta germogliando la primavera! Questo è il segno che dobbiamo saper scorgere: non soffermarci sulla neve che copre tutto, ma guardare il fiorellino che sbuca timidamente e lentamente dalla neve.
Luca non parla della fine del mondo, ma di saperlo attraversare con la consapevolezza che Dio è più vicino di quanto sembri. Se sconvolgimenti economici, di rapporti umani, di violenze di vario genere subite c’investono all’improvviso ricondiamoci del Vangalo che ci dice: “Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina”.
Coraggio! In alto i cuori: domani andrà meglio!
Pastore Giuseppe La Torre
2 dicembre 2018
prima Domenica d’Avvento