Credere è aprire gli occhi su una realtà altra

2Re 6, 13-17

Il re di Aram combatteva contro Israele, e in un consiglio con i suoi ufficiali disse che si sarebbe accampato in un certo luogo. L'uomo di Dio mandò a dire al re d'Israele: «Guardati dal passare per quel luogo, perché là stanno scendendo gli Aramei». Il re d'Israele fece spedizioni nel luogo indicatogli dall'uomo di Dio e riguardo al quale egli l'aveva ammonito, e là se ne stette in guardia, non una né due volte soltanto. Molto turbato in cuor suo per questo fatto, il re di Aram convocò i suoi ufficiali e disse loro: «Non mi potete indicare chi dei nostri è a favore del re d'Israele?». Uno degli ufficiali rispose: «No, o re, mio signore, ma Eliseo, profeta d'Israele, riferisce al re d'Israele le parole che tu dici nella tua camera da letto». Quegli disse: «Andate a scoprire dov'è costui; lo manderò a prendere». Gli fu riferito: «Ecco, sta a Dotan». Egli mandò là cavalli, carri e una schiera consistente; vi giunsero di notte e circondarono la città.


Il servitore dell'uomo di Dio si alzò presto e uscì. Ecco, una schiera circondava la città con cavalli e carri. Il suo servo gli disse: «Ohimè, mio signore! Come faremo?». Egli rispose: «Non temere, perché quelli che sono con noi sono più numerosi di quelli che sono con loro». Eliseo pregò così: «Signore, apri i suoi occhi perché veda». Il Signore aprì gli occhi del servo, che vide. Ecco, il monte era pieno di cavalli e di carri di fuoco intorno a Eliseo.

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Il mondo, la storia, la realtà che si apre davanti ai nostri occhi sono il luogo della nostra conoscenza e sono anche i confini entro i quali possiamo conoscere Dio e le sue promesse.

Anche quando i nostri potenti telescopi fendono i cieli e raggiungono angoli dell’universo ai limiti dell’impensabile o quando i nostri sofisticati microscopi raggiungono il cuore indivisibile della materia… saremmo sempre al di qua della realtà materiale che ci circonda. Qualsiasi viaggio verso l’ignoto sarà sempre come quello di Cristoforo Colombo: approderà alla terra, una nuova terra, sì, adesso conosciuta, ma posta sempre entro i confini della realtà che ci circonda e che scopriamo sempre più grande.

Ma la realtà non è tutta qui!…


La scienza, la filosofia e la tecnologia si pongono all’uomo contemporaneo in antitesi alla religione o, nel migliore dei casi, in concorrenza alla fede. La modernità ci ha sospinti a diffidare della religione e a non darle peso sul piano politico, sociale ed economico. Il pericolo è che la “scienza”, o meglio, un modo spocchioso e arrogante di definirsi detentori della verità, usa la scienza come strumento di oppressione per chi non ha gli elementi “scientifici” per valutare e per giudicare. tradisce la sua caratteristica più profonda, che è la libertà di pensiero, lo scetticismo razionale, il rifiuto di qualsiasi autorità precostituita, la discussione tra pari, l’etica della trasparenza, la condivisione dei risultati.

In altre parole e per sua stessa definizione, la scienza non può ritenere di possedere Verità assoluta, Verità totalizzanti e totalitarie, ma tante piccole verità relative, in espansione e in costante aggiornamento e ricerca. La scienza non porta mai con sé certezze, perché la scienza supera sempre se stessa. La scienza porta con sé, e per definizione, conoscenze nuove, che verranno presto sostituite da altre più nuove, e poi ancora da altre così nuove che sono, al presente, inimmaginabili. 

Dunque, esiste uno spazio fra la verità assoluta e la conoscenza scientifica. In quello spazio di manovra, ipotetico ma reale, che permette alla scienza di essere lontana dalla verità assoluta, si annidano a volte il sospetto, a volte il contrasto. Perché gli scienziati hanno in ogni caso risposte parziali e mai assolute. I concetti scientifici e le teorie si superano e si affinano; spesso si ridefiniscono.

Qual è allora la realtà?…

Oggi siamo sempre più convinti che la realtà che ci circonda non è soltanto materia. I telescopi e i microscopi non servono nel viaggio che le scienze psicologiche hanno intrapreso verso lo studio dell’animo umano. Oggi conosciamo tantissimo non soltanto sulla materia, ma anche sui meccanismi che la animano, che la disturbano o che la fanno evolvere. Oggi non conosciamo soltanto il corpo dell’uomo, ma conosciamo sempre di più anche la sua psiche… e siamo andati anche oltre!

Le scienze storiche, fisiche e filosofiche hanno percorso un viaggio a ritroso nella conoscenza del nostro passato e sono anche in grado di prevedere in parte, forse, anche il nostro futuro. Ovviamente non tutto l’umanità è riuscita ancora a conoscere. Oggi non sappiamo ancora sconfiggere il cancro come altre malattie mortali… ma un giorno, un giorno abbastanza vicino, lo sconfiggeremo. 

Oggi più che mai siamo consapevoli delle potenzialità che possiede l’umanità e siamo fiduciosi nei grandi viaggi che essa può ancora intraprendere verso l’ignoto. Ma oggi si fa avanti anche un’altra idea, che ad ogni “nuova terra”, ad ogni vittoria della medicina o della fisica divenga sempre più ristretto lo spazio riservato a Dio, sempre più esiguo il numero delle persone che ripongono in Lui la loro fede e la loro fiducia… Sembra che il Suo ruolo sia stato soppiantato dall’economia (che ci da pane e lavoro), dalla medicina (che ci guarisce e ci aiuta) e da non so quanto cos’altro ancora.

Ma è tutta qui la realtà?

La nostra generazione è disincantata. Oggi è la concretezza ciò che conta! Dappertutto ciò che conta è solo quello che si può vedere e che si può toccare. Ma la domanda da porre è se riusciamo o riusciremo a vedere tutta la realtà, se riusciamo o riusciremo a toccare tutta la realtà. 

In altre parole: possiamo affermare con certezza che ciò che comprendiamo è la realtà? Per un bambino rimproverato duramente dal padre la realtà davanti ai suoi occhi è un padre cattivo? E qual è la realtà dipinta dai pittori? Perché abbiamo bisogno di soffermarci a lungo davanti ai loro quadri? Perché ci affascinano e ci toccano nell’animo i sogni e le ansie dei poeti?…

Non sono sicuro se i nostri occhi riescano veramente a penetrare la realtà. Quando guardiamo per la prima volta una persona che è davanti a noi o quando una persona ci guarda per la prima volta… veramente gli occhi bastano a conoscere una persona? Eppure quante volte abbiamo detto o sentito la famosa frase: «Mi basta uno sguardo per capire chi ho davanti»… Falso! Assolutamente falso! …

Un vecchio rabbino era diventato cieco e non poteva né leggere né vedere il volto di coloro che venivano a fargli visita. Un guaritore gli disse: «Affidati alle mie cure ed io guarirò la tua cecità». «Non ce n’è bisogno – rispose il vecchio – riesco a vedere quanto mi basta». La realtà che è davanti ai nostri occhi non è soltanto quella del progresso della scienza o della medicina. È realtà, tragica realtà, anche quella della violenza, delle guerre, della fame, della miseria e della povertà in cui vivono i tre quarti dell’umanità.

Lo stesso spazio che separa la scienza dalla verità assoluta è anche quello che separa la religione dalla Verità assoluta. Se la scienza per sua stessa natura non porta mai con sé certezze, ma dubbi perché la scienza supera sempre se stessa nella continua ricerca di certezze, allo stesso modo la religione non ha la verità alle sue spalle ma davanti; non può trascinare i dogmi del passato né ridefinirli in un linguaggio più consono ai tempi, ma ritenerli come fari necessari alla navigazione notturna del pensiero. 

Per questo tra scienza e religione non vi deve essere un rapporto di mutua esclusione. In un certo senso, scienza e religione sono due percorsi che vogliono giungere a uno stesso obiettivo: una universale comprensione della realtà che ci circonda, della vita, del tempo, dello spazio, delle grandi forze e leggi che regolano l’universo e che illuminano, sostengono e accompagnano la vita dell’uomo.

Avere fede in Dio non è credere alla sua esistenza semplicemente. Credere in lui è aprire i nostri occhi su una realtà, anch’essa presente nel mondo e nella storia, che riesce a vedere comunque la vita, che non si lascia intimorire dalla morte e dalla violenza. Nelle parole e nei gesti di Gesù di Nazareth, e soprattutto nella sua morte e nella sua resurrezione, possiamo aprire gli occhi su una realtà altra, nella quale davanti a noi non c’è semplicemente un uomo o una donna, ma un fratello e una sorella; non c’è semplicemente la morte, ma la vittoria su di essa.

Come la gente che passava sotto la croce di Cristo, anche noi abbiamo due possibilità: o deriderlo o inginocchiarci! E a quanti affermano che la fede fa andare avanti ad occhi chiusi, rispondiamo che non tutti quelli che hanno gli occhi chiusi sono addormentati… e non tutti quelli che hanno gli occhi aperti sanno vedere!

Past. Giuseppe La Torre

Lugano, 23 giugno 2019